Marco Bertani Fantini
PAPAMBO "C'è un genio in ogni bambino"
Marco Bertani Fantini è nato e vive a Reggio Emilia. Si è laureato in
filosofia estetica all’Università di Bologna con una tesi di su Leopardi
teorico.
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PAPAMBO "C'è un genio in ogni bambino"
“Appena uscito, la vista era completamente inutilizzabile a
causa della luce intensissima, sentivo gli occhi deboli, avevo paura di aprirli
perché temevo che si sarebbero squagliati come due palline di gelato al sole.
Il resto del corpo era attraversato da un tremore, il freddo intenso e
penetrante mi scuoteva da capo a piedi. Sentivo un brivido interno e profondo,
ero impotente come un ramoscello piegato da una folata di vento gelido”.
Lo scrittore Marco Bertani Fantini con il suo libro “
Papambo” pone il lettore all’interno di un labirinto di ricordi e flashback
facendolo ritornare bambino con l’ausilio di una voce narrante, un bambino, che
racconta il mondo dal suo punto di vista incontrando un filosofo, il quale
cerca di tornare bambino per poter trovare le risposte alle tante domande che
gli sono state poste.
Dunque le voci del bambino e quelle del filosofo si
intrecciano, entrambi compiono una incredibile impresa cognitiva, si pongono lo
stesso obiettivo conoscere il mondo e trovare risposte sul perché esiste una
vita intrauterina, sul perché si nasce e come avviene l’allattamento.
Il
filosofo si immedesima nei panni di un neonato o poco più grande e descrive ciò
che per le mamme è un evento carico di aspettativa, di gioia e timore, per il
neonato è un cambiamento epocale, sconvolgente, carico di angoscia.
Il
passaggio repentino e inaspettato da una culla ovattata e rassicurante a un
improvviso mondo freddo, rumoroso e accecante è un’esperienza scioccante forse
la più terrorizzante della sua vita tanto che verrà dimenticata.
Quando il
bambino viene alla luce viene messo sul seno della mamma per poter sentire per
qualche istante il suo odore, il calore della sua pelle, il battito del suo
cuore e ricevere una seppur minima rassicurazione. Il primo contatto tra la
mamma e il bambino subito dopo il parto è fondamentale per stabilire il giusto
legame emotivo tra i due, per stimolare la produzione di ossitocina e favorire
una buona partenza dell’allattamento al seno, oltre al miglioramento del sonno,
benefici sul peso corporeo, sullo sviluppo cerebrale, temperatura corporea ed
infine un minor periodo di degenza in ospedale per mamma e bambino.
La nascita di un bambino è un evento che
genera molteplici cambiamenti nella vita della donna e della coppia: alterazione del ciclo sonno-veglia,
allattamento, diminuzione del tempo libero e per se stessi, necessità di
conciliare lavoro famiglia, dipendenza del bambino dal genitore in tutto e per
tutto, assunzione di una nuova identità e di un ruolo tutto da scoprire. Dicono
che allevare un bambino sia il compito più difficile che possa esserci, il
rischio di sbagliare e di sentirsi inadeguato è costantemente in agguato e se
avessero scritto un manuale per diventare genitori perfetti sarebbe stato
gradito e comperato dalla maggior parte dei genitori. Purtroppo però non esiste
un manuale con indicazioni perfette in qualunque situazione, perché ogni
genitore e il suo bambino sono unici, con la loro storia, le loro emozioni e
con la relazione che entrambi già dai primi giorni di vita del bambino andranno
a costruire, giorno dopo giorno, passo dopo passo ed errore dopo errore.
La
scelta di avere un bambino può avere varie motivazioni di natura intrapsichica,
interpersonale, culturale e sociale; ognuno attribuisce alla maternità e
paternità differenti significati e progettualità individuali e di coppia,
legati alla storia di vita.
L’esplorazione del bambino continua, dopo la
scoperta della respirazione spontanea sicuramente si tratta di una sensazione
forte sentire i polmoni che si espandono, tanto che la prima reazione del
bambino è spesso un pianto per mezzo del quale prende aria, poi tra il secondo
e il quinto minuto di vita il bambino apre gli occhi per la prima volta e
sperimenta la vita. Non è ancora in grado di focalizzare tutto ciò che lo
circonda e la sua capacità di vedere si limita ad oggetti o persone non più
lontani di 25 cm, la vista è ancora un po' appannata, poiché il neonato
percepisce vagamente il mondo, vede da subito, ma in modo non definito, gli
occhi dopo la nascita sono gonfi a causa della pressione creata dal parto, ma a
poche ore dalla nascita, il neonato è in grado di osservare gli occhi della
mamma e focalizza la sua attenzione sui volti di mamma e di papà imparando a
distinguere i volti dell’uno e dell’altro.
Subito dopo ecco che subentra l’uso
della bocca, dopo l’ottavo minuto di vita al bambino si presenta il senso di
fame e istintivamente inizia a cercare il seno della madre, via via si rende
conto che gli altri oggetti che conduce alla bocca sono sterili e asciutti.
Succhiare
è una delle attività fondamentali per la sopravvivenza del neonato, che gli
permette non solo di alimentarsi, ma anche di provare piacere. Successivamente
il bambino affina le sue capacità segue con lo sguardo la mamma o un giochino
colorato, che oscilla non lontano dal suo viso, sgambetta per aumentare la
forza muscolare e la coordinazione motoria, inizia a manipolare gli oggetti per
studiarne le caratteristiche per capire se quello che ha in mano è duro,
morbido, pesante o leggero, se produce rumore scuotendolo o buttandolo a terra,
inizia a coordinare l’occhio e la mano e si protende per afferrare gli oggetti
in movimento.
Il bambino dopo i cinque sensi raggiunge un’altra tappa,
l’acquisizione del linguaggio, i suoi primi vocalizzi, il piccolo scopre
piacere nel sentire i suoni e le lallazioni, i suoni si accompagnano alle prime
mimiche e ad un linguaggio corporeo carico di senso pratico, poi emette le
prime parole, è l’età dei primi “papà” e “mamma” e via via utilizza delle parole
molto semplici ed efficaci, ma a due anni avviene l’esplosione del linguaggio,
il suo dizionario personale si arricchisce. Il bambino cresce e con lui anche
il suo sviluppo psichico rispetto al mondo che lo circonda.
L’infanzia è il
momento in cui impariamo ad interagire con il mondo e ad affrontare i problemi,
ma anche il momento in cui troviamo o ci vengono insegnate soluzioni adeguate e
inadeguate.
“ Essere strappati in questo modo è un esperienza terribile,
indescrivibile, non si può spiegare. Se non avete mai provato a vivere dentro
ad una persona, a starle sempre vicino abituandosi a respirare il suo odore,
non potete capire che quando lei, all’improvviso sparisce, ci si sente venir
meno”.
Il bambino mette a nudo il suo disagio nel momento in cui
viene strappato dai genitori per rimanere all’asilo, visto come un lungo
terrificante, almeno inizialmente, al contrario il genitore lo considera come
un luogo ben più divertente dello stare in casa, con la possibilità per il
proprio bambino di fare nuove esperienze più ricche e sperimentare rapporti più
significativi e complessi di quelli che è possibile avere in casa, sempre con
le stesse persone, in modo da avere più occasioni per provare se stesso senza
l’ausilio della mamma e dunque rafforzando la capacità di adattamento a varie
situazioni e con persone diverse.
Ecco che si innesca nel bambino un meccanismo
di odio-amore ovvero non riesce a tollerare il distacco materno iniziale
considerando ciò che lo circonda come un mondo estraneo alla sua portata, ma
allo stesso tempo è incuriosito dal nuovo e dal voler provare nuove emozioni,
sensazioni e conoscenze, in particolare l’uso appropriato delle parole, poiché
ogni sintagma pretende un significato e dunque l’importanza del linguaggio e
dello scrivere.
Lo scrittore Marco Bertani Fantini utilizza, nel suo libro, una
tecnica brillante, usa i pensieri e i sentimenti di un neonato che poi cresce e
diventa bambino per spiegare i punti salienti della vita da adulti. Gli uomini
si possono paragonare a degli orologi, questi vengono caricati e funzionano,
senza sapere il perché ed ogni volta che un uomo viene generato e partorito,
ecco che l’orologio della vita umana di nuovo viene caricato, per ripetere
ancora una volta, fase dopo fase, battuta dopo battuta, con variazioni
insignificanti la stessa musica già infinite volte suonata.
Ma poiché “Ogni bambino che nasce è in qualche misura
un genio, così come un genio resta in qualche modo bambino” come afferma
Arthur Schopenhauer bisogna viversi non solo come rappresentazione, ma anche
come corpo e viverci dall’interno utilizzando la volontà, un impulso che ci
spinge ad esistere, noi siamo vita e volontà di vivere nello stesso tempo e il
nostro corpo non è altro che la manifestazione delle nostre volontà interiori. Un
eterno divenire, una corsa senza fine, ecco la caratteristica con cui si
manifesta l’essenza della volontà. La creatività infatti non può essere insegnata,
ma solo incoraggiata e stimolata attraverso il supporto e l’incoraggiamento
dato dagli adulti. Così come il bambino è sottoposto a infiniti sforzi e
desideri durante il suo percorso di vita prima di diventare adulto, allo stesso
modo il bambino diventato uomo si pone come fine ultimo della volontà la
realizzazione dei propri desideri, ma non appena soddisfatti, questi cambiano
fisionomia, vengono dimenticati.
Solo verso la fine della vita avviene come
alla fine di un ballo in maschera, quando tutti si tolgono la maschera, si vede
veramente chi erano, chi ci ha accompagnato durante il corso della vita, le cure
parentali, quelle che possono avere un’influenza significativa nello sviluppo
del pensiero creativo del bambino, quelli che hanno incoraggiato i propri figli
fin dalla tenera età a potenziare la loro creatività, migliorando le capacità
osservative, mnemoniche, di immaginazione, di sviluppo della conoscenza di sé,
di incremento delle capacità di comunicazione con gli altri e di sviluppo
dell’attività cerebrale, aiutandoli a crescere in un ambiente consono per lo
sviluppo di questa preziosa abilità, la capacità di vedere le cose da tanti
punti di vista. Geniali, perché “c’è un
genio in ogni bambino”.
Vi lascio alla lettura di questo libro, perché
certa, che potrà illuminarvi, facilitandovi nel ruolo o nel percorso di
genitore, zii, nonni, educatori e per tutte le persone che lavorano a stretto
contatto con i bambini. “Papambo” è un libro che capovolge
completamente il nostro modo di pensare, che insegna a vivere, che tocca
l’anima e che ci accompagna alla ricerca di un significato della vita. Tutto
dipenderà, in buona misura da come vi accosterete alla lettura di questo libro
e da quanta fatica farete per permettere alle pagine, non numerate, di operare
in voi. Ad ogni modo, vi assicuro che vale la pena di provare, gustatelo
lentamente, troverete delle risposte in grado di aiutarvi nella crescita
personale e qualcosa di molto più che qualche ora di piacevole lettura,
traendone vero e proprio benessere psicologico e fisico 😉
Mi soffermo a ringraziare, Marco Bertani Fantini, per la sua
cortesia e disponibilità nell’avermi omaggiato il suo libro “Papambo” .
Sonia Dado
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