Lucrezia Scali
Te lo dico sottovoce
Mia ha trent’anni, un passato che
preferisce non ricordare e una famiglia da cui cerca di tenersi alla larga.
Meglio stare lontano dalle frecciatine della sorella e da una madre invadente
che le organizza appuntamenti al buio… Di notte sogna il principe azzurro, ma
la mattina si sveglia accanto a Bubu, un meticcio con le orecchie cadenti e il
pelo morbido. La sua passione sono gli animali e infatti, oltre a gestire una
delle cliniche veterinarie più conosciute di Torino, Mia sta per realizzare un
progetto a cui tiene moltissimo: restituire il sorriso ai bambini in ospedale
attraverso la pet therapy. Il grande amore romantico, però, non sembra proprio
voler arrivare nella sua vita. O almeno, così pensa Mia, prima di conoscere
Alberto, un medico affascinante, e Diego, un ragazzo sfuggente che si è appena
trasferito a Torino dalla Puglia. Cupido sta finalmente per scagliare la sua
freccia: riuscirà a colpire la persona giusta per il cuore di Mia?
Il romanzo riesce a coinvolgere
chi legge fin dai primi capitoli, suscitando forti emozioni. La protagonista,
Mia, una ragazza di 30 anni riesce a realizzare il suo grande sogno, custodito
fin da piccola, diventare una brava veterinaria ed aprire una clinica insieme
ad una sua carissima amica, per occuparsi anche dei cani trovati per strada,
vittime di maltrattamenti e portare avanti un bel progetto la PET THERAPY ,
ossia, introdurre all’interno di un
ospedale un animale capace di regalare un sorriso a piccoli pazienti gravemente
malati, creando una relazione con loro per migliorare la qualità della vita
durante le cure ospedaliere.
“ In quella situazione mi parve evidente la differenza
tra un bambino e un adulto. Il primo tende a vedere il lato positivo delle cose
e giocare con la fantasia. Allontana dalla mente, come un brutto incubo, i
pensieri che lo tormentano, perché è un’anima pura e freme dalla voglia di
sorridere alla vita che lo attende. E’ ancora inesperto e non giudica la
malattia, la sconfigge con il sorriso . Un adulto tende a chiudersi nella
propria corazza e ad allontanare il mondo, perché non vuole condividere il
proprio dolore con i suoi cari, e trasformarsi nella loro fonte di dolore. La
sofferenza più grande non è l’idea di morire, ma il vuoto che lasciamo nei
cuori di chi ancora vive.”
Ahimè la sua famiglia non approva
la sua realizzazione in particolare la madre, confrontando Mia con la sorella,
a differenza dell’opinione pubblica Torinese, che crede nel suo talento.
“ Avrai una vita piena di belle cose, alcune talmente grandi
che penserai di non meritarle. Cerca di essere felice ogni giorno della tua
vita, e non credere mai che una cattiva notizia possa strapparti di mano quella
felicità . Accetta ciò che viene e sorridi , perché sei viva. Perché sei
giovane e bella, intelligente e piena di grandi speranze.”
Mia dedita alla sua professione non sembra avere distrazioni,
poiché nel suo trascorso è stata vittima di un episodio traumatico, ma
improvvisamente la sua vita volge, in seguito all’incontro con Alberto, medico
affascinante e Diego, poliziotto appena trasferitosi a Torino.
“Provai a isolarmi dal
mondo circostante e ad ascoltare il mio cuore, cercando di contarne i battiti,
che scoprii regolare e rilassato. Che muscolo straordinario! Continua a
pulsare, senza che ce ne accorgiamo, impegnati nelle vicende della vita, a
volte perfino contro la nostra volontà. Non bada alle nostre richieste. Però i
ricordi non potrà mai sceglierli al posto nostro. Non gli spetta, non al cuore,
decidere quali emozioni che proviamo trasformare in immagini trattenute nella
mente, custodite in segreto per anni. Solo la memoria potrà portarceli via con
un semplice soffio.”
Ciò che caratterizza i personaggi e li accomuna, Mia, Alberto
e Diego, riguarda il loro passato alquanto difficile. Una pressione socio-culturale serrante alla quale spesso
cediamo in modo compulsivo e acritico. Che ci rende incerti, impotenti, insicuri.
Facendoci sentire inadeguati con gli altri e con noi stessi; dunque paure ed
insicurezze predominano la vita di Mia, poiché ella stessa si impone un ideale di perfezione da raggiungere, incentivando dentro di se insicurezze.
Nel romanzo vengono affrontati temi che aiutano a riflettere
e di grande attualità: l’amore per i bambini malati e la Pet Therapy,
l’amore per il lavoro, l’importanza della famiglia, il rispetto degli animali,
l’amicizia, la perdita, il fallimento, lo sconforto, la delusione, il
tradimento, i maltrattamenti degli
animali. Mia si trova a dover affrontare tutto questo, per certi versi crede di
essere all’interno di un bruttissimo circolo vizioso, infelice, dove risuona
dentro di se “se non sono perfetta, verrò emarginata”. La sua ansia di
perfezione e la sua caparbietà fanno di lei un personaggio tanto reale, con le sue debolezze, tanto da
avere quasi l’impressione di conoscerla o di essere l’amica della porta accanto.
“Te lo dico sottovoce” si presenta con una narrazione
semplice, lineare, giovanile, ma allo stesso tempo con una grande tempra nell’affrontare
tematiche riguardanti le prove più difficili della vita, poiché il dolore muta
profondamente la vita di una persona, può demolire le più ferree certezze di un
essere umano, ma allo stesso tempo può rivendicare la forza fisica ed emotiva
per affrontare al meglio gli ostacoli che la vita ci pone. Pertanto consiglio
la lettura di questo romanzo, scritto da Lucrezia Scali, un’autrice
giovanissima, capace di trasportare chi legge in sentimenti misti a speranze e sogni, perdendosi tra le sue righe … per poi
ritrovarsi.
Sonia Dado
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